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Software Gestionale
Stefania Spoltore
16/02/2024

Che cos'è il regime del margine? Esempi, calcolo e vantaggi



Il mondo della logistica e della gestione del magazzino è spesso pieno di complessità fiscale e uno degli aspetti chiave che le aziende devono affrontare frequentemente è il regime del margine.


Il regme del margine è un sistema fiscale applicato alle transazioni di beni usati o di seconda mano. La sua principale caratteristica è che l'IVA viene calcolata solo sulla differenza tra il prezzo di acquisto originale del bene e il prezzo di vendita attuale, anziché sull'intero importo della transazione come avviene nel regime fiscale ordinario.


Se calcolare o meno il regime del margine dipende dal tipo di bene coinvolto e dalla sua storia transazionale. In generale, questo regime si applica a beni usati che sono stati precedentemente acquistati da un soggetto passivo d'IVA (un'azienda o un professionista) e che ora vengono rivenduti senza aver subito modifiche significative.


In questo articolo, esploreremo cos’è esattamente il regime del margine e come può influire sulle operazioni quotidiane di magazzino.



Che cos’è e come funziona il regime del margine


Il regime del margine è un sistema fiscale applicato alle transazioni di beni usati o di seconda mano. Nell'ambito della logistica e della gestione del magazzino, questo regime si applica principalmente a prodotti che sono stati precedentemente utilizzati e ora vengono rivenduti. Al contrario del regime ordinario, in cui l'IVA è calcolata sul prezzo di vendita totale, il regime del margine tassa solo la differenza tra il prezzo di acquisto e il prezzo di vendita del bene usato.


Per spiegare e comprendere a pieno il suo funzionamento, immagina di gestire un magazzino di articoli usati, come macchinari industriali o veicoli commerciali. Con il regime del margine, l'IVA viene calcolata solo sulla differenza tra il prezzo di acquisto originale e il prezzo di vendita attuale, non sull'intero importo della transazione. Questo può avere un impatto significativo sulle tasse pagate e può rendere più vantaggiosa la vendita di beni usati.


È importante notare che il regime del margine è solitamente applicato in situazioni in cui i beni usati sono oggetto di commercio abituale, come nel caso di attività di compravendita di veicoli usati, macchinari industriali, oggetti d'arte, libri rari, ecc. Per determinare se il regime del margine si applica a una specifica transazione, è consigliabile consultare le leggi fiscali locali o rivolgersi a un professionista del settore.


Esempio di calcolo


Per calcolare il regime del margine facciamo un esempio: se un'azienda acquista un veicolo commerciale usato per 10.000 euro da un altro soggetto passivo d'IVA, decide di vendere il veicolo per 15.000 euro, deve calcolare il regime del margine. Quindi, l'IVA viene calcolata solo sulla differenza tra il prezzo di vendita (15.000 euro) e il prezzo di acquisto originale (10.000 euro), ovvero su 5.000 euro. Si applica l’IVA solo sulla parte che rappresenta un margine di guadagno per il rivenditore.

Quali sono i vantaggi per la gestione della logistica e magazzino?


Il regime del margine offre alle aziende la possibilità di ottimizzare la loro posizione fiscale, riducendo l'impatto delle tasse sulle transazioni di beni usati. Ma non solo, poiché incentivando la vendita di beni usati, il regime del margine contribuisce a stimolare il mercato dell'usato, favorendo la circolazione di beni già presenti sul mercato anziché l'acquisto di nuovi.


In ambito amministrativo, invece, il principale vantaggio è la semplificazione poiché l'IVA è calcolata solo sulla differenza di prezzo, l'amministrazione fiscale può risultare meno complessa rispetto al regime ordinario.


Nel complesso, comprendere il regime del margine è cruciale per le aziende che gestiscono beni usati nella logistica e nella gestione del magazzino. Sfruttare appieno i vantaggi fiscali offerti da questo regime può migliorare la redditività e promuovere la sostenibilità attraverso la gestione oculata delle risorse esistenti.




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Attualità
Stefania Spoltore
05/01/2024

Calcolo IRPEF 2024: analizziamolo insieme


Il 2024 inizia con diversi cambiamenti, a partire dall’obbligo di fatturazione elettronica esteso ormai a tutte le p.iva (compreso il regime forfettario) e all’introduzione della nuova flat tax per chi è in regime ordinario, fino alla riduzione delle aliquote IRPEF.


È ufficiale il passaggio alle nuove aliquote e ai nuovi scaglioni di reddito, confermati con il  decreto di attuazione della riforma fiscale nel Consiglio dei Ministri del 28 dicembre 2023. Si introducono, quindi, delle nuove regole di calcolo IRPEF 2024, che andremo ad analizzare nei prossimi paragrafi.



Ecco cosa cambia con il nuovo calcolo IRPEF su tre aliquote


Solo per quest’anno si estende l’aliquota al 23% sui redditi fino a 28mila euro. Fino ad oggi, come previsto dall’imposta attuata nel 2029, abbiamo calcolato quattro aliquote e un aumento di due punti percentuali per la fascia tra i 15.001 e i 28.000 euro, ma tutto sta per cambiare.


Oggi il primo scaglione è più alto e le aliquote sono tre, relative alle diverse fasce di reddito:


  • 23% fino a 28mila euro;

  • 35% per redditi da 28mila euro fino a 50mila euro;

  • 43% per redditi superiori a 50mila euro.


Contemporaneamente, è stato confermato il taglio del cuneo fiscale e contributivo di cui godono lavoratrici e lavoratori dipendenti con una retribuzione fino a 35.000 euro.


Gli effetti sulla no tax area


Il decreto legislativo in materia di riforma IRPEF modifica anche la no tax area per i dipendenti: l’accorpamento delle prime due aliquote, infatti, provoca un aumento della detrazione fissa riconosciuta sui redditi da lavoro dipendente fino a 15mila euro, che dovrebbe passare a 1.955 euro.


Cosa significa? Che i lavoratori dipendenti e pensionati con redditi fino a 8.500 euro dovrebbero essere totalmente esentati dalle imposte, mentre fino al 31 dicembre 2023 la soglia era di 8.145 euro. La soglia di 5.500 euro per i lavoratori autonomi resta invariata.


Assistiamo dunque ad un aumento di 75 euro e di conseguenza si modificano le regole per il calcolo dei requisiti di accesso ai bonus IRPEF: hanno diritto al bonus di 100 euro in busta paga i dipendenti con redditi fino a 15mila euro, la cui imposta lorda è superiore alle detrazioni per il lavoro dipendente (a cui si sottrae un importo di 75 euro).


Calcolo IRPEF 2024


Per calcolare l’IRPEF dovuta è importante essere a conoscenza di due informazioni: l’importo dello stipendio lordo e gli scaglioni IRPEF. 


In questo modo è possibile determinare il reddito mensile, sottrarre gli oneri deducibili per ottenere l’imponibile fiscale, applicare la relativa aliquota IRPEF e ottenere l’imposta lorda. Da questa, è possibile sottrarre le detrazioni fiscali IRPEF.


Oltre allo stipendio lordo, fanno reddito anche le indennità e gli assegni vari (non quelli per il nucleo familiare), le indennità di trasferta e lo stipendio al netto dei contributi INPS a carico del lavoratore.

 

Ecco un esempio di calcolo: con un reddito lordo di 40mila euro, un individuo dovrà pagare fino a 28mila euro con il 23% di aliquota (6.440 euro) e i restanti 12.000 euro con il 35% di aliquota (4.200  euro). L’IRPEF dovuta è pari a 10.640 euro.





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